Carbon Footprint

DateAprile 21, 2022

La Carbon Footprint (letteralmente impronta di carbonio) è un parametro che viene utilizzato per stimare le emissioni gas serra causate da un prodotto, da un servizio, da un’organizzazione, da un evento o da un individuo, espresse generalmente in tonnellate di CO2 equivalente. La Carbon Footprint è un elemento che rientra nell’approccio CSR (Corporate Social Responsibility) di un’azienda.

Si articola su 4 punti principali:

  •  La definizione del perimetro di studio;
  •  La raccolta dei dati;
  •  Il calcolo delle emissioni;
  •  L’ analisi dei risultati;

A partire dai risultati dell’analisi di carbon footprint è possibile definire, implementare e monitorare un piano di azione per la riduzione delle emissioni.

La Carbon Footprint ha come oggetto i seguenti gas serra stabiliti dal Protocollo di Kyoto

  • Anidride Carbonica (Co2);
  • Ossido nitroso (N2O);
  • Idrofluorocarburo;
  • Perfluorocarburo;
  • Metano;
  • Esafluoruro di zolfo

Questa valutazione permette altresì di analizzare e comprendere meglio il proprio consumo energetico, nell’ottica di migliorare le proprie prestazioni e impostare una solida strategia di efficienza energetica. La Carbon Footprint può essere uno strumento per valorizzare le proprie attività e promuovere le proprie politiche di responsabilità sociale ed ambientale, secondo i criteri ESG.  Secondo il ministero italiano dell’Ambiente, l’esperienza degli ultimi anni suggerisce che la certificazione sulla carbon è percepita dai consumatori come un indice di qualità e sostenibilità delle imprese.

Come viene valutata la Carbon Footprint?

Per valutare la carbon footprint di un’organizzazione esistono due standard internazionali: il primo è il GHG  Protocol ( Protocollo Greenhouse Gas), emesso dal WRI/WBCSD ( (World Business Council for Sustainable Development), mentre l’altro è l’ISO 14064-1, emesso dall’ ISO. Entrambi prevedono, pur utilizzando diverse denominazioni, l’obbligatorietà di considerare le emissioni di GHG prodotte direttamente dall’organizzazione (indicate come Scope 1 nel GHG Protocol) e quelle indirettamente generate nella produzione dell’energia elettrica e termica che l’organizzazione utilizza. Le altre emissioni indirette (non collegate ai consumi elettrici e termici), conosciute come Scope 2 e Scope 3, possono essere contabilizzate su base volontaria. 

Il ministero italiano dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del Mare ha avviato nel 2011 un intenso programma per la valutazione dell’impronta ambientale dei prodotti/servizi/organizzazioni (con particolare riferimento a carbon e water footprint) Il 13 giugno 2018 è entrato in vigore il Regolamento per l’attuazione dello schema nazionale volontario per la valutazione e la comunicazione dell’impronta ambientale dei prodotti, denominato Made Green in Italy. 

Tale regolamento utilizza la metodologia per la determinazione dell’impronta ambientale dei prodotti (Pef) definita nella Raccomandazione 2013/179/UE della Commissione Europea.

Sebbene l’azienda non sia obbligata per legge, qualsiasi iniziativa volontaria è molto apprezzata dai diversi stakeholder, come i clienti e gli investitori, il che influisce positivamente sull’attrattività dell’azienda e apre nuove opportunità di business.

A che punto siamo in Europa e il resto del mondo?

L’Unione Europea è tra i primi della classe. E per una buona ragione, visto che questo regolamento ha un impatto enorme sull’immagine delle aziende, che si stanno impegnando a ridurre le emissioni di gas serra. È il Portogallo a guidare la classifica UE della performance ambientale, con una riduzione delle emissioni dei gas serra pari al 9%. Anche la Bulgaria e l’Irlanda hanno ottenuto buoni risultati nel 2018, riducendo le emissioni di CO2, rispettivamente all’8,1% e al 6,8%. 

In prospettiva globale, l’Unione Europea ha ridotto le proprie emissioni di CO2 del 2,5%, limitando il ricorso a combustibili fossili inquinanti.

I numeri a livello internazionale

Su scala globale, i risultati purtroppo non sono così positivi come a livello europeo. Secondo il bilancio energetico globale del 28 maggio 2019, la società di ricerca Enerdata riferisce che le emissioni inquinanti sono aumentate dell’1,7% tra il 2017 e il 2018. Perché? Viviamo in un’economia che utilizza troppa energia e questa tendenza all’aumento si spiega anche con l’egemonia dei combustibili fossili inquinanti.

Morale della favola: la carbon footprint è uno dei temi più scottanti all’interno dei dibattiti aziendali. È necessario prendere coscienza della sua utilità e della sua importanza per ottimizzare i vostri consumi energetici e migliorare il rendimento extra-finanziario dei vostri beni.