Come affrontare i cambiamenti climatici e adattare il proprio portafoglio immobiliare

Giulia Caputo
Date08 Agosto 2022

Il settore immobiliare è responsabile di oltre un terzo delle emissioni di CO2 in Europa. Eppure solo l’1% del patrimonio viene ristrutturato ogni anno. Di fronte a questi dati, si assiste a una crescente consapevolezza del mercato: emergono nuove normative ambientali europee e nazionali e i stakeholder sono sempre più esigenti – in particolare gli investitori, che non sono più interessati solo al valore finanziario degli asset ma anche al loro valore extra-finanziario. Inoltre, trascurando le performance ambientali, un edificio può subire una significativa svalutazione sul mercato negli anni a venire.

L’adozione di una strategia ESG (Environmental, Social and Governance) a lungo termine è quindi essenziale di fronte ai nuovi standard e alle nuove aspettative del mercato. Ma quali sono i rischi ambientali che incidono sulle prestazioni ambientali dei vostri asset? E come potete garantire la resilienza dei vostri asset nel tempo? Scopritelo in questo articolo.

I rischi legati ai cambiamenti climatici

È risaputo che il consumo eccessivo di energia e le emissioni di gas serra sono responsabili di gravi cambiamenti climatici. Ad esempio, il riscaldamento globale sta influenzando la temperatura degli oceani, alterando il ciclo dell’acqua e causando disastri naturali come inondazioni, tempeste e tornado. Con il continuo aumento delle temperature, si prevede che questi fenomeni diventeranno più frequenti nei prossimi anni, con un impatto diretto sulla qualità e sulla manutenzione di edifici e infrastrutture. Inoltre i rischi ambientali potrebbero, a loro volta, portare a rischi sociali ed economici. Pertanto, tutti questi rischi devono essere compresi e devono essere adottate misure per limitare l’impatto di questi cambiamenti e per farvi fronte.

Entro il 2050, il bisogno di riscaldamento diminuirà per la maggior parte degli edifici, mentre aumenterà quello per il raffreddamento. La dinamica di questi cambiamenti non sarà la stessa da un paese all’altro, né all’interno dello stesso paese. A seconda della zona climatica e del tipo di edificio, le esigenze saranno diverse. Se prendiamo l’esempio degli uffici, un ufficio di recente costruzione a Milano non avrà lo stesso impatto di un edificio storico a Roma. Di fronte a questi cambiamenti climatici emergono molte questioni: siamo attrezzati per raffreddare a sufficienza? L’aumento dell’utilizzo porta ad un rischio di saturazione delle apparecchiature?

Proiezioni climatiche secondo uno scenario leggermente ottimistico, cioè se le azioni di miglioramento vengono attuate ora, dati del Climate Data Store a cura di Deepki

Possiamo osservare un chiaro aumento delle onde di calore nell’Europa meridionale. Lo studio afferma inoltre che le gelate permanenti e le nevicate di media montagna potrebbero quasi scomparire.

Leggi anche: Il rischio crescente degli stranded asset

Di fronte ai rischi associati al riscaldamento globale, l’Europa ha messo in atto normative come la tassonomia verde (green taxonomy) con l’obiettivo di proporre un quadro di riferimento per le attività sostenibili su scala europea. Inoltre, i vari Stati membri stanno progressivamente integrando queste disposizioni europee con leggi nazionali, ad esempio nel settore dell’edilizia:

  • Il decreto terziario in Francia,
  • Il MEES (Minimum Energy Efficiency Standard) nel Regno Unito,
  • Il decreto olandese sull’edilizia nei Paesi Bassi, ecc.

È essenziale che tutti gli attori del settore immobiliare si mobilitino e si impegnino a ridurre i propri consumi e le proprie emissioni di gas serra per raggiungere gli ambiziosi obiettivi fissati a livello nazionale ed europeo.

Che cos’è la resilienza?

La resilienza è la capacità di un’entità di sopravvivere e prosperare di fronte a shock e stress. Nel settore immobiliare, la resilienza consiste quindi nel tenere conto dei cambiamenti climatici, ad esempio entro il 2050, e nell’analizzare il loro impatto sulle diverse tipologie di edifici.

Lo sapevate che? Las resilienza non è intercambiabile con la sostenibilità: i due concetti sono collegati, ma la resilienza è solo un pezzo del puzzle della sostenibilità. Il Rapporto Brundtland del 1987 ha definito la sostenibilità come “un modello di sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri”.

Se qualche anno fa ci chiedevamo come prevenire i cambiamenti climatici, ora è fondamentale chiedersi come mitigarne gli impatti e come affrontarli al meglio.

Rischi climatici: quale impatto sugli edifici?

Lo sapevate che? L’esposizione di un edificio ai rischi climatici varia in base a due fattori:

  • la sua posizione
  • la sua tipologia

Di fronte alle nuove sfide del settore immobiliare, il team di ricerca e sviluppo di Deepki ha deciso di condurre uno studio sull’esposizione di un edificio ai rischi climatici in base a due fattori: la posizione e la tipologia. Questo studio ha tre obiettivi:

  • Studiare l’impatto della localizzazione creando una mappa dei rischi ambientali su scala europea entro il 2050;
  • Studiare l’impatto della tipologia degli edifici e determinare il fabbisogno energetico e le azioni più rilevanti da attuare per ciascuno di essi (ad esempio, uffici storici, uffici degli anni ’70, uffici degli anni ’90, ecc;)
  • Stabilire un sistema di punteggio per valutare la resilienza degli edifici agli shock climatici che colpiranno l’Europa entro il 2050 grazie agli aspetti precedentemente studiati.

Per il settore immobiliare, questo scoring consentirà di prevedere l’evoluzione del proprio portafoglio di edifici entro il 2050:

  • A quali rischi climatici è esposto ogni edificio? E in che misura?
  • Quali sono le soluzioni più pertinenti per proteggersi da questi rischi ambientali? E infine, per proteggersi dal rischio di svalutazione e obsolescenza dei propri asset?
Studio della ripartizione dei fabbisogni per destinazione d’uso in base allo scenario climatico scelto e alle tipologie di edifici analizzati: RT 2012: corrisponde all’attuale situazione climatica; CP 4.5: corrisponde a uno scenario con stabilizzazione delle emissioni di gas serra prima della fine del XXI secolo a un livello basso.

Questo studio dimostra che tutti i tipi di uffici subiranno un impatto sulla distribuzione dei loro usi, indipendentemente dalla loro ubicazione e tipologia. Per alcuni uffici, questi cambiamenti si rifletteranno in una variazione della ripartizione dei consumi per uso, per altri in una variazione dei consumi complessivi o in entrambi. In particolare, si registra una diminuzione del fabbisogno di riscaldamento per la maggior parte delle tipologie di uffici e un aumento della quota di fabbisogno di raffreddamento entro il 2050, con un relativo aumento del fabbisogno totale per quasi tutte le tipologie.

Per affrontare le nuove sfide del mercato, è essenziale fare il punto sulla performance extra-finanziaria del proprio portafoglio immobiliare e stabilire una strategia ESG sostenibile. sScoprite come costruire una strategia ESG resiliente spassi scaricando il nostro webinar: Cambiamenti climatici e impatto sui portafogli immobiliari.