Come affrontare le sfide del carbonio incorporato nel 2023?

Clementine Tanguy
Date16 Marzo 2023

Mentre si fa strada la realtà del cambiamento climatico, il settore immobiliare sa di essere responsabile di una grande fetta delle emissioni causate dall’uomo a livello mondiale. La decarbonizzazione del settore immobiliare, responsabile del 39% delle emissioni globali di CO2, è una delle maniere più efficaci in termini di costi per mitigare le conseguenze del cambiamento climatico. Il settore edilizio gioca un ruolo cruciale nell’affrontare l’emergenza climatica. L’intero ciclo di vita degli immobili è ora sottoposto a maggiori controlli per definire dove le emissioni possono essere ulteriormente ridotte. Alcune di queste emissioni vengono dalle attività degli edifici, e ne siamo consapevoli da molto tempo. Ma c’è un altro collegamento tra gli immobili e il cambiamento climatico che è stato notato solo di recente. Si tratta del carbonio incorporato. Esso è stato a lungo un aspetto nascosto dell’impatto climatico degli edifici, dal momento che molte politiche sul clima e iniziative restrittive si focalizzano sulle emissioni operative, derivanti dall’utilizzo degli immobili.

Perché il carbonio incorporato è importante

Che cos’è il carbonio incorporato, e perché rappresenta un’importante sfida per il real estate e il settore edilizio? Citando la Commissione Europea (2020), con “carbonio incorporato” si intendono le “emissioni di gas serra associate alla fase non operativa di un progetto, precisamente le emissioni rilasciate durante l’estrazione, la produzione, il trasporto, l’assemblaggio, la manutenzione, la sostituzione, la demolizione, lo smaltimento e la fine della vita dei materiali e sistemi che compongono un immobile”. Il carbonio incorporato è ovunque nel ciclo di vita di un edificio. 

Secondo Architecture 2030, “a livello globale, il carbonio incorporato è responsabile dell’11% delle emissioni annue di gas serra e del 28% delle emissioni del settore edilizio. Con l’aumentare dell’efficienza operativa dell’energia degli edifici, l’impatto delle emissioni di carbonio incorporato si farà via via più significativo”. Ciò suggerisce che l’obiettivo del net zero entro il 2050 non è raggiungibile senza la definizione di misure contro il carbonio incorporato. Dato che il carbonio incorporato è così importante, è essenziale imparare a lavorare con questi numeri.

Carbonio incorporato nel ciclo di vita di un edificio.

Su cosa concentrarsi per combattere il carbonio incorporato?

Ottimizzare l’impronta di carbonio di un edificio lungo il suo ciclo di vita richiede di trovare un equilibrio tra la riduzione del carbonio incorporato e quella delle emissioni operative. Mentre le emissioni derivate dalle attività corrispondono al totale di CO2 emessa durante l’utilizzo di un edificio, l’impatto del carbonio avviene durante la costruzione e la ristrutturazione e non può essere ridotto in seguito. Ciò significa che il carbonio incorporato sarà responsabile di circa il 50% delle emissioni dell’ambiente edilizio entro il 2035, mentre le emissioni operative degli immobili diminuiranno grazie alla crescente consapevolezza a livello globale e all’attuale quadro normativo, fattori che stanno spingendo gli attori del real estate a ridurre le proprie emissioni operative. Ma spesso questo richiede lavori di restauro e, di conseguenza, ulteriore carbonio incorporato. Eppure la popolazione urbana mondiale si appresta a crescere di 2,75 miliardi entro il 2060, e i nuovi edifici necessari ad ospitarla emetteranno oltre 100 gigatonnellate di carbonio incorporato. Bisogna prendere misure contro il carbonio incorporato, in modo da raggiungere l’obiettivo europeo del Net Zero entro il 2050.

A che punto è il quadro normativo?

Il settore edilizio gioca un ruolo fondamentale nel fronteggiare l’emergenza climatica. Limitare il carbonio incorporato è una questione critica ed urgente. La prossima sfida, in particolare per le nuove costruzioni, è quella di implementare una strategia net zero efficace. Finora, la legislazione europea si è concentrata sulla riduzione delle emissioni di gas serra associate all’energia necessaria per la climatizzazione ed illuminazione degli edifici. Mentre c’è ancora molto da fare per ridurre il carbonio incorporato e questa problematica è diventata una priorità per il settore e i governi. I Paesi con i requisiti energetici operativi più avanzati sono anche quelli che cercano di regolamentare il carbonio incorporato. Nell’Unione Europea, solo cinque Stati – Danimarca, Finlandia, Francia, Paesi Bassi e Svezia – hanno introdotto normative sulle emissioni di CO2 lungo il ciclo di vita degli edifici, che si riferiscono sia alle emissioni operative che a quelle incorporate.

Focus sul RE2020 in Francia

Uno dei migliori esempi a oggi è il RE2020 in Francia, che è entrato in vigore a gennaio 2022. Questa normativa introduce nuovi requisiti edilizi che mirano a ridurre le emissioni dei materiali da costruzione lungo tutto il ciclo di vita dell’edificio, demolizione inclusa. Il RE2020 va oltre il ridurre e decarbonizzare il consumo energetico di un edificio. Ha anche lo scopo di promuovere materiali da costruzione sostenibili, a basso impatto di carbonio. Si tratta di un importante passo che contribuisce al raggiungimento dell’obiettivo francese della decarbonizzazione di tutti i settori entro il 2050.

RE2020 ha tre principali obiettivi:

  • Ridurre l’impatto di carbonio delle costruzioni esistenti: Il RE2020 mira a ridurre del 30% l’indicatore bioclimatico, ovvero le esigenze energetiche degli edifici, rispetto all’RT2012.
  • Ridurre l’impatto di carbonio delle nuove costruzioni: Dal 2031, la soglia massima in kgCO2/m2 verrà abbassata di più del 30% rispetto all’attuale livello di riferimento.
  • Edifici più adatti al riscaldamento globale: includere le esigenze di raffreddamento nei calcoli bioclimatici.

Definisce anche soglie di costruzione per abitazioni singole e collettive entro il 2031.

  • Per le abitazioni singole, 640 kgCO2eq/m2/anno di emissioni di carbonio incorporato nel 2022 fino a 415 kgCO2eq/m2/anno nel 2031.
  • Per le abitazioni collettive, 740 kgCO2eq/m2/anno di emissioni di carbonio incorporato nel 2022 fino a 490 kgCO2eq/m2/anno nel 2031.

A partire da gennaio 2022, gli sviluppatori immobiliari in Svezia devono calcolare le emissioni carbonio incorporato dei nuovi edifici prima di sottoporli al vaglio del governo per poter ricevere il permesso di costruzione definitivo. Secondo il Climate Disclosure Act per I nuovi immobili, questi calcoli devono coprire le cosiddette emissioni incorporate dirette, tenendo in considerazione la produzione iniziale dei materiali e le diverse fasi di costruzione del ciclo di vita di un edificio. Le aziende che cominciano a misurare il carbonio incorporato nei loro progetti adesso miglioreranno le competenze dei loro staff, contribuiranno a portare un cambiamento nella cultura del settore, e si porteranno avanti per l’inevitabile cambio legislativo.

Ridurre il carbonio incorporato nelle nuove costruzioni o restaurare?

Il riscaldamento globale, in particolare in Europa, richiede grande attenzione nel creare resilienza in un contesto di maggiori rischi climatici. Per essere net zero, un programma immobiliare deve tenere conto della CO2 emessa non solo durante l’utilizzo degli edifici (emissioni operative), ma anche durante la loro costruzione e la produzione dei materiali (emissioni incorporate). La consapevolezza dell’ambiente a livello mondiale sta spingendo gli attori del settore immobiliare a ridurre le loro emissioni operative. Di fatto, questa consapevolezza ha portato alla nascita di standard ambientali, certificazioni ed etichette. L’edificio di domani dovrà essere robusto ed appetibile per tutti gli stakeholder: dipendenti, clienti, consumatori, investitori, e azionisti. Oggi, l’offerta di edifici net zero è insufficiente.a soddisfare la domanda. Ma la soluzione non è necessariamente accelerare la costruzione di questo tipo di edifici, data l’impronta carbonica associata alla loro costruzione.

Guarda anche: Le sfide del rischio climatico: valutare il proprio livello di resilienza

Il modo più efficace per ridurre le emissioni complessive di carbonio è la nuova costruzione o la ristrutturazione operativamente efficiente? Con l’80% degli edifici del 2050 già costruiti, è chiara la necessità di ridurre l’impatto delle emissioni operative ristrutturando gli edifici esistenti. L’adeguamento degli edifici esistenti è fondamentale per la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Tuttavia, il settore immobiliare può ristrutturare solo tenendo conto del carbonio incorporato emesso mediante queste strategie di ristrutturazione. Infatti, il carbonio incorporato aumenta durante i lavori di ristrutturazione per ridurre le emissioni operative che sono troppo elevate. Il KPI d’interesse da tenere sotto controllo si chiama periodo di ammortamento, o anni di pareggio: si tratta del punto in cui il carbonio incorporato aggiunto è inferiore al risparmio di carbonio operativo ottenuto.

Un’altra sfida per l’Europa

La sfida per l’Europa è da un lato continuare a ridurre l’impronta di carbonio dei nuovi edifici, e dall’altro lavorare per ridurre il carbonio incorporato tramite una forte riduzione delle emissioni operative per ridurre le emissioni lungo l’intero ciclo di vita degli edifici esistenti.

Il 15 dicembre 2021, la Commissione Europea ha adottato un’importante revisione della Direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia (EPBD) nell’ambito del pacchetto Fit for 55. L’EPBD chiede agli Stati membri di ridurre i consumi energetici degli edifici, e che tutti gli edifici dal 2021 in avanti (gli edifici pubblici dal 2019 in avanti) siano edifici a energia quasi zero (NZEB). Le misure proposte tengono conto, in particolare, dell’incremento dei tassi di ristrutturazione, specialmente per gli edifici meno efficienti in ogni Stato membro. Verrà così modernizzato il patrimonio edilizio, rendendolo più resistente ed accessibile.

Inizialmente, la revisione dell’EPBD si concentrava solo sulla prestazione energetica, con requisiti riguardanti solamente le emissioni operative degli edifici. Lo European Environmental Bureau (EEB) e l’Environmental Coalition on Standards (ECOS) sono voluti andare oltre, chiedendo l’inclusione delle emissioni nel ciclo di vita. Di fatto, la revisione della direttiva proposta ora fa riferimento all’intero ciclo di vita, e rappresenta un grande progresso. Le attuali negoziazioni sull’EPBD dovrebbero concludersi nell’estate 2023. Si tratta di un’occasione unica per espandere la discussione sulla decarbonizzazione degli edifici, per includere tutte le emissioni degli edifici, e per mettere in atto un quadro pragmatico. Potrebbe cambiare il modo in cui viene affrontato il carbonio incorporato a livello europeo.

Il carbonio incorporato è in tendenziale aumento in Europa, sebbene i legislatori in diversi Paesi europei non siano sulla stessa linea. I primi interventi da parte di alcuni Stati membri dimostrano che le politiche basate sul ciclo di vita del carbonio sono possibili. Un approccio o un framework a livello europeo potrebbe portare ulteriori benefici e promuovere l’adozione diffusa di politiche ambiziose a livello locale, nazionale e regionale che riducano le emissioni di carbonio incorporato. Nel frattempo, si spera che l’attuale e prossimo lavoro di alcuni Stati europei incoraggi iniziative significative negli anni a venire. Data l’incertezza generale, in assenza di chiare linee guida e soglie globali, alcuni importanti attori del settore stanno facendo da apripista verso gli obiettivi di riduzione delle emissioni.

Misure efficaci per ridurre il carbonio incorporato negli edifici richiedono dati solidi sugli attuali livelli delle emissioni derivanti dalle diverse fasi del ciclo di vita, dai diversi tipi di edificio e dai vari utilizzi dell’energia. Ecco dove Deepki può aiutarti. In Deepki guardiamo al carbonio con un approccio sistemico: i risparmi sul carbonio operativo devono bilanciare le emissioni incorporate alla fine del progetto. Sebbene il maggior potenziale di riduzione delle emissioni di carbonio incorporato si trovi nelle prime fasi del processo di costruzione, gli investitori e i proprietari possono considerarlo nei loro asset esistenti.