CSRD: COP27 e integrazione di una migliore regolamentazione nel Green Deal Europeo

Maya Fink
Date23 Febbraio 2023

La Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2022, nota anche come COP27, si è tenuta in Egitto dal 6 al 20 novembre. Ha segnato il 30° anniversario dell’adozione della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change). Negli ultimi 30 anni, gli impatti negativi dei cambiamenti ambientali sono diventati rilevanti, costringendo il mondo intero a riunirsi e a lottare per la salute del nostro pianeta. Lentamente ma inesorabilmente iniziamo a comprendere meglio i cambiamenti climatici e quali azioni o strumenti sono necessari per creare un impatto positivo per contrastare gli effetti.

Nel 2015 con  l’Accordo di Parigi i Paesi hanno iniziato a implementare piani d’azione per raggiungere l’obiettivo di 1.5 gradi e l’obiettivo di net zero entro il 2050. Dopo la COP26 di Glasgow, le Nazioni Unite sono state nuovamente chiamate ad agire rapidamente per riuscire a raggiungere con successo questi obiettivi:  le decisioni prese durante la conferenza COP27 mostrano le opportunità di trasformazione e resilienza necessarie per il futuro dell’ambiente. Ora abbiamo una comprensione molto più chiara della crisi climatica e di come affrontarla efficacemente.

La scienza ha sottolineato l’urgenza di ridurre i gas serra e l’importanza di garantire i mezzi necessari ai Paesi in via di sviluppo per contribuire agli sforzi globali. Poiché il settore immobiliare contribuisce al 40% delle emissioni nette totali di gas serra, è importante capire come implementare i nuovi requisiti della direttiva CSRD per proteggere il valore degli asset. Soprattutto se si considera che questi nuovi regolamenti entreranno in vigore nel 2023, la  conformità e la rapidità di azione per l’implementazione di una strategia adeguata saranno fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi ambiziosi fissati dal Green Deal dell’UE.

Panoramica

COP27 è stato particolarmente importante in quanto si è parlato sul cambiamento climatico, basandosi sugli accordi, le promesse e gli impegni presi nelle conferenze del 1992 a Rio e il 2021 a Glasgow. L’obiettivo era quello di prendere decisioni proattive per accelerare l’azione globale per la riduzione delle emissioni, aumentare degli sforzi di adattamento e incrementare  le risorse finanziarie necessarie, tenendo presente l’applicazione di questi obiettivi ambiziosi nei Paesi in via di sviluppo di tutto il mondo, dove l’aspetto della “transizione” è ancora la prima priorità.

Come stabilito dall’Accordo di Parigi, gli stakeholder devono collaborare per limitare il riscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi Celsius, lavorando duramente per raggiungere l’obiettivo di 1,5 gradi Celsius. I rappresentanti dei Paesi sanno che questi obiettivi richiedono iniziative coraggiose e azioni immediate da parte di tutte le parti, in particolare di quelle che sono in grado di dare l’esempio. La Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici dello scorso anno ha lavorato per l’implementazione della Direttiva sulla rendicontazione non finanziaria (NFRD) suggerita a Glasgow per la COP26, enfatizzando il ruolo della scienza, l’importanza di lavorare insieme per garantire pari opportunità e l’implementazione finanziaria che deriva da queste azioni.

Concretizzando il contributo  necessario di 100 miliardi di dollari all’anno, il percorso verso il corretto adattamento degli obiettivi stabiliti può portare la collaborazione necessaria tra Paesi sviluppati e in via di sviluppo per ottenere risultati tangibili in modo equilibrato. Le  partnership

e la collaborazione tra Paesi contribuiranno a realizzare i quattro obiettivi per un modello economico sostenibile. Per trasformare il modo in cui interagiamo con il nostro pianeta, tutti i settori devono lavorare per introdurre nuove soluzioni e tecniche innovative, rieducare e replicare soluzioni rispettose del clima sia nei Paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo in tutto il mondo.

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Il Green Deal Europeo

L’11 dicembre 2019, la Presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen, ha annunciato il Green Deal europeo – un patto adottato dall’UE per diventare il primo continente climaticamente neutro entro il 2050 – con 1/3 dei 1.300 miliardi di euro di investimenti di NextGenerationEU previsti per finanziare il Green Deal dell’UE. L’accordo si propone di migliorare il benessere delle generazioni future e dei cittadini riducendo le emissioni nette di gas serra del 55% nel 2050, prevedendo misure e risorse uguali per tutti i Paesi:

  • 3 miliardi di alberi piantati entro il 2030
  • aria fresca, acqua pulita, suolo sano e biodiversità
  • edifici ristrutturati ed efficienti dal punto di vista energetico
  • cibo sano e accessibile
  • più trasporti pubblici
  • energia più pulita e innovazione tecnologica all’avanguardia
  • prodotti più duraturi che possono essere sistemati, riciclati e riutilizzati
  • posti di lavoro per il futuro e formazione delle competenze per la transizione
  • industria competitiva e resiliente a livello globale

La più recente  implementazione del Green Deal dell’UE è avvenuta durante la recente conferenza COP27 con l’adozione della nuova direttiva NFRD: la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD). Le aziende dovranno ora pubblicare informazioni dettagliate sui loro sforzi di sostenibilità per aumentare la responsabilità, prevenire standard di sostenibilità  e facilitare la transizione verso un’economia sostenibile. Di seguito riportiamo una breve panoramica sull’adozione della CSRD e le sue principali implicazioni

Panoramica delle tempistiche di adozione della direttiva CSRD con alcune importanti indicazioni.
  1. CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive)

L’ NFRD ha stabilito l’obbligo per le aziende di riportare in che modo il loro modello di business influisce sulla loro sostenibilità, in modo da garantire che gli attori del mercato finanziario soggetti alla Sustainable Finance Disclosures Regulation (SFDR) possano raccogliere le informazioni necessarie in trasparenza. Ora, con la CSRD, le aziende devono riportare anche su come i fattori esterni di sostenibilità (come il cambiamento climatico o le lotte sociali) influenzano le loro attività, in modo che gli investitori abbiano un’idea chiara del livello di sostenibilità di un asset. In quest’ottica, la CSRD richiede un rapporto più dettagliato, obbligando le società più grandi a includere report su questioni “sociali” e “di governance”, integrando meglio la S e la G della consapevolezza ESG.

“Le nuove regole renderanno un maggior numero di imprese responsabili del loro impatto sulla società e le guideranno verso un’economia a favore delle persone e dell’ambiente. I dati sull’impronta ambientale e sociale saranno disponibili al pubblico per chiunque sia interessato.. Allo stesso tempo, i nuovi requisiti sono adattati alle varie dimensioni delle aziende e forniscono loro un periodo di transizione sufficiente per prepararsi ai nuovi parametri richiesti”.

Jozef Síkela, Ministro dell’Industria e del Commercio

Ecco alcuni importanti elementi tratti dalla CSRD:

  • L’ ambito delle  società soggette alla rendicontazione è stato ampliato. Tutte le società di grandi dimensioni e quotate (ad eccezione delle microimprese) saranno soggette al regolamento CSRD. Le piccole e medie imprese (PMI) avranno requisiti più semplici e tempistica posticipate al 2028.
  • L’European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG) ha deciso di intraprendere lo sviluppo di standard europei di rendicontazione della sostenibilità che si applicheranno a tutti coloro che rientrano nell’ambito di applicazione della CSRD.
  • Gli standard creati dall’EFRAG diventeranno rilevanti per tutte le legislazioni dell’UE, come la tassonomia UE e l’SFDR. Ciò contribuirà nel tempo alle iniziative internazionali in materia di rendicontazione di sostenibilità per creare framework  per una concordanza globale.
  • Per il periodo di rendicontazione 2023 (pubblicato nel 2024), un rapporto di sostenibilità dovrà ora includere un audit di gestione digitalizzato. Questi requisiti motivano ad una maggiore  responsabilità tra gli organi di amministrazione, gestione e supervisione.
  • I requisiti di divulgazione includeranno un numero maggiore di aree, tra cui i modelli e le strategie aziendali, gli obiettivi, la governance, le politiche, i processi di due diligence lungo tutta la catena del valore, una descrizione dei rischi e dei piani d’azione per mitigarli, nonché informazioni sul processo di identificazione dei dati rilevanti. 
  • Gli standard di rendicontazione della sostenibilità chiariranno la disclosure in merito ai fattori ambientali, sociali e di governance.

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La CSRD servirà a chiarire le regole esistenti in materia di informazioni sulla sostenibilità, ampliando il campo di applicazione  in modo da facilitare l’adozione di una transizione verde e sociale delle imprese. La divulgazione di informazioni sulla sostenibilità probabilmente influenzerà gli investimenti e i finanziamenti in riferimento alla conformità agli standard stabiliti dal Green Deal dell’UE.

  1. Prossimi step

La  CSRD consolida ulteriormente la rilevanza del Green Deal dell’UE e l’approvazione degli obiettivi che essa rappresenta. Dopo essere stata firmata dal Presidente del Parlamento europeo e dal Presidente del Consiglio, sarà pubblicata e ufficializzata ed entrerà  in vigore 20 giorni dopo e implementata  dagli Stati membri 18 mesi dopo.

L’applicazione della direttivai CSRD avverrà in quattro fasi:

Effetti sul settore immobiliare

La CSRD intende ottimizzare l’ambito dei requisiti esistenti, rendendo obbligatorio per gli operatori del settore immobiliare presentare un report  sulle loro azioni ESG sia verso l’interno che verso l’esterno, con particolare attenzione ai fattori sociali e di governance. Il regolamento entrerà in vigore a partire dal 2023, quindi è essenziale essere preparati.

Le normative ESG in vigore interessano in modo specifico il settore immobiliare per il suo impatto sulle emissioni di CO2, contribuendo a circa il 40% delle emissioni nette generate. Pertanto, per raggiungere gli obiettivi climatici ed energetici dell’UE  definiti dal Green Deal, gli attori  del settore immobiliare devono impegnarsi ad implementare una strategia sostenibile.

La CSRD non solo amplia la portata dei requisiti di rendicontazione di sostenibilità, ma anche l’ambito di coloro che ne saranno soggetti. In particolare, si applicherà a tutte le aziende che soddisfano due dei tre criteri seguenti:

I requisiti obbligatori cambieranno radicalmente il modo in cui il settore rende conto delle azioni sostenibili in termini di trasparenza, comprensione, rischio e opportunità, aumentando l’influenza che uno score  ESG ha sul valore degli investimenti. Per essere conformi a queste nuove normative, il settore immobiliare deve presentare strategie a lungo termine per i rischi e le opportunità di sostenibilità sia verso l’interno che verso l’esterno – un concetto definito doppia materialità. La doppia materialità si riferisce in particolare alla relazione biunivoca tra le aziende e il cambiamento climatico. Una corretta analisi della materialità includerà non solo il modo in cui le attività di un’azienda hanno un impatto sul cambiamento climatico, ma anche il modo in cui il cambiamento climatico influisce sulla materialità finanziaria dell’azienda, consentendo una visione d’insieme delle interazioni tra ambiente e business.

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Per ottemperare ai requisiti della CSRD, sarà fondamentale effettuare una valutazione della materialità e stabilire correttamente gli obiettivi ESG  e ottimizzare gli impatti ESG a lungo termine. Poiché il mercato immobiliare è stimolato dagli investimenti finanziari, la comprensione delle performance di sostenibilità, così come le strategie di rischio e di opportunità, sono altrettanto importanti per attrarre capitali e ottenere vantaggi competitivi. Pertanto, è diventato cruciale preparare il management e gli stakeholder ed essere allineati alla visione e alle aspettative generali del Green Deal dell’UE per  riuscire a creare immobili virtuosi.