Greenwashing nel reporting ESG: rischi, impatti e strategie per la trasparenza

Clementine Tanguy
Date15 Maggio 2024

Il Global Investor Survey 2023 di PwC ha rivelato che il 94% degli investitori ha espresso scetticismo sulla validità del reporting di sostenibilità aziendale.  Questo dato si basa su un’indagine che ha coinvolto 345 investitori e analisti provenienti da 30 Paesi con  il 65% degli intervistati appartenenti a organizzazioni con un patrimonio netto totale superiore a 1 miliardo di dollari. Ciò evidenzia la necessità di azioni forti  per combattere  il greenwashing, una pratica che mina la fiducia negli sforzi di sostenibilità.

In questo articolo approfondiamo i rischi, le conseguenze e le strategie di trasparenza del greenwashing, in particolare nel contesto del quadro normativo dell’Unione Europea sulla finanza sostenibile.

Cos’è il “greenwashing” e perché preoccupa il settore immobiliare?

Su richiesta della Commissione Europea, le Autorità Europee di Vigilanza (AEV) hanno definito il greenwashing come una pratica in cui le dichiarazioni, azioni o comunicazioni relative alla sostenibilità non riflettono chiaramente e correttamente il profilo di sostenibilità di un’entità, di un prodotto finanziario o di servizi finanziari. In altre parole, il greenwashing di un portafoglio avviene quando i gestori dell’ investimento affermano di avere un impatto ambientale positivo senza gestire i fondi in modo coerente con tale impatto.

Tra le qualità fuorvianti più diffuse vi sono il cherry-picking, l’omissione, l’ambiguità linguistica, le affermazioni vuote e l’uso ingannevole della terminologia ESG. Anche i documenti regolatori non sono immuni ai rischi di greenwashing, e le etichette e il reporting volontario non dovrebbero essere sottovalutati. Il greenwashing può avvenire involontariamente, contribuendo alla confusione degli investitori e alla diffusione di informazioni errate.

Con il greenwashing arrivano anche il greenhushing e il greenwishing

Passando ai  fenomeni correlati, esploriamo i concetti di greenhushing e greenwishing.

Alcune aziende optano per il greenhushing come strategia per evitare il greenwashing. Il greenhushing, che consiste nel non comunicare i progressi nelle iniziative di sostenibilità, non rappresenta una soluzione sostenibile a lungo termine. Non comunicare in modo adeguato su tali iniziative costituisce una mancata opportunità per dimostrare la creazione di valore nel lungo periodo e la mitigazione dei rischi.

Il greenwishing, noto anche come greenwashing involontario, si verifica quando un’azienda aspira a raggiungere obiettivi di sostenibilità ma non ha i mezzi per farlo. Spinte dall’esigenza di stabilire obiettivi di sostenibilità ambiziosi, le aziende possono impegnarsi in obiettivi che vanno oltre le loro capacità, a causa di limiti finanziari, tecnologici o organizzativi.

Le conseguenze del greenwashing

Che sia intenzionale o meno, le conseguenze del greenwashing possono essere gravi. Il greenwashing distorce le informazioni rilevanti che un investitore attuale o potenziale potrebbe richiedere per prendere decisioni di investimento informate. Può minare la fiducia degli investitori nel mercato dei prodotti legati alla sostenibilità, rappresentando una minaccia significativa per il sistema finanziario. Potenzialmente, il greenwashing può ingannare consumatori, investitori e operatori di mercato, oltre a comportare rischi per la reputazione.

L’UE si impegna per la trasparenza ESG

l quadro normativo per la finanza sostenibile nell’Unione Europea offre strumenti preziosi per affrontare il greenwashing, promuovere la trasparenza e garantire la conformità. Tra questi, i principali sono la tassonomia UE, il  regolamento sulla divulgazione delle informazioni relative alla finanza sostenibile  (SFDR) e la direttiva sulla rendicontazione di sostenibilità (CSRD). La CSRD pone particolare enfasi sulla doppia materialità, obbligando le aziende a divulgare non solo il loro impatto ambientale, ma anche il modo in cui i fattori esterni influenzano la loro performance finanziaria. 

La guida di Deepki

Comprendere e applicare i regolamenti nelle operazioni quotidiane può essere difficile. Questa guida vi aiuterà a sviluppare un solido piano d’azione per soddisfare i requisiti della Commissione Europea.

Scarica la giuda

La regola anti-greenwashing della SDR

Nel novembre 2023, la Financial Conduct Authority (FCA), l’ente regolatore che vigila sulle imprese e sui mercati dei servizi finanziari nel Regno Unito, ha annunciato la pubblicazione dei suoi nuovi Sustainability Disclosure Requirements (SDR) per i gestori patrimoniali e i marchi di investimento. Queste regole costituiscono un quadro completo progettato per consentire agli investitori di valutare le credenziali di sostenibilità dei prodotti e dei fondi di investimento. Al centro di queste misure vi è una norma anti-greenwashing, applicabile a tutte le comunicazioni delle imprese autorizzate dalla FCA riguardanti i requisiti ambientali o sociali di prodotti o servizi finanziari, che entrerà in vigore entro la fine di maggio 2024.

Limiti e sfide del quadro normativo dell’UE

Tuttavia, sorgono delle limitazioni, in parte perché l’UE è stata all’avanguardia in questo settore in rapida evoluzione. L’istituzione di standard normativi e volontari ha affrontato problemi come la disponibilità insufficiente di dati e la mancanza di standardizzazione. Infatti, l’assenza di standard di rendicontazione ha portato a  un panorama frammentato caratterizzato da una moltitudine di quadri di riferimento, linee guida e metriche di rendicontazione. Questa mancanza di armonizzazione aumenta le inconsistenze, la confusione e il rischio di greenwashing, sia intenzionale che non. L’adozione volontaria di standard migliora la credibilità ma richiede un’implementazione completa

Greenwashing o dati insufficienti?

Le sfide associate alla sostenibilità e al greenwashing derivano da vari problemi legati ai dati:

  • Mancanza di standardizzazione: le aziende spesso riportano i dati sulla sostenibilità utilizzando standard e metriche diverse, rendendo difficile per gli investitori il confronto e la valutazione accurata delle loro prestazioni.
  • Qualità e affidabilità dei dati: i dati sulla sostenibilità possono essere incompleti, incoerenti o inaffidabili. Le aziende possono omettere informazioni negative o impegnarsi in un reporting selettivo, enfatizzando le loro azioni positive e minimizzando gli impatti negativi.
  • Scope e materialità: la determinazione dei fattori chiave della sostenibilità può essere soggettiva. Le aziende possono dare priorità a quelli meno critici per ottenere un’immagine positiva, trascurando questioni più importanti.
  • Supervisione normativa limitata: la vigilanza e l’applicazione delle norme in materia di rendicontazione della sostenibilità sono limitate, il che comporta una mancanza di responsabilità per le aziende che adottano pratiche di greenwashing.
  • Complessità dei temi della sostenibilità: i temi legati alla sostenibilità sono diversi  e interconnessi, il che rende difficile cogliere con precisione il loro impatto complessivo. 

ll greenwashing può verificarsi a causa di problemi legati ai dati, tra cui metriche fuorvianti, disclosure inadeguata, carenza di verifica, mascheramento della complessità e trasparenza limitata.

Partire dai buoni dati per evitare il greenwashing 

Dati ESG di alta qualità sono fondamentali per mitigare i rischi di greenwashing e migliorare la trasparenza. Stabilire processi di raccolta, gestione e tracciabilità dei dati garantisce l’accuratezza e l’affidabilità delle dichiarazioni di sostenibilità. Si inizia con la definizione di un processo e di una struttura chiari per la raccolta dei dati a livello di portafoglio. Ciò include le metriche da raccogliere e le linee guida per aiutare le società a fornire report  accurati 

Le società dovrebbero anche comunicare perché sono interessate a specifici dati ESG, la loro importanza per il loro portafoglio e come intendono utilizzarli. La raccolta di questi dati è più di un esercizio di “spunta”. Comprendere le motivazioni alla base delle richieste è fondamentale per migliorare la qualità dei dati. Con dati accurati, le aziende e le società possono sostenere le dichiarazioni di sostenibilità, comunicare efficacemente e monitorare i progressi nel tempo.

L’esecuzione di tutto questo  inizia con la raccolta di dati di alta qualità e si estende attraverso l’impegno dell’investitore con le società in portafoglio e la capacità di comunicare e tracciare i progressi nel tempo.

Un approccio collaudato per semplificare il monitoraggio delle performance ESG    

L’esigenza di migliorare i dati ESG è oggi molto forte:  circa ill doppio dei proprietari di immobili  considera i dati inaffidabili come un ostacolo primario al perseguimento della propria strategia ESG. Tuttavia, la raccolta di dati ambientali affidabili è complessa, coinvolge diverse fonti, richiede tempo, richiede il coordinamento di numerosi stakeholder, richiede specificità per diverse aree geografiche e necessita di risorse finanziarie e umane. Deepki semplifica questo processo. La nostra piattaforma semplifica la gestione delle performance ESG consolidando i dati di tutti gli asset e i fornitori di energia in un’unica piattaforma centralizzata.

Grazie alla  piattaforma Deepki Ready è possibile:

  • Automatizzare la raccolta dei dati sul consumo energetico con l’aiuto di oltre 1.200 connettori. 
  • Raccogliere altri tipi di dati ESG tramite moduli, ad esempio.
  • Monitorare i tassi di copertura dei dati per identificare le lacune e garantire l’integrità dei dati, per prendere decisioni informate.

Deepki va oltre alla completezza dei dati evidenziando i consumi anomali, facilitando così un’analisi approfondita della coerenza dei dati e portando ad una maggiore trasparenza.

Andare oltre i dati mancanti con il machine learning

Un altro ostacolo importante che può portare al greenwashing è rappresentato dai pochi dati ESG disponibili, una sfida che può essere affrontata con l’utilizzo di stime. Il database di Deepki sui consumi energetici effettivi di +400.000 edifici consente di eseguire modelli di apprendimento automatico all’avanguardia, aiutando ad approssimare i dati di consumo di un asset con valori di riferimento. Quando i dati sono occasionalmente mancanti a un livello più granulare, è possibile colmare le lacune a livello di contatore o estrapolare i dati in base al consumo noto di altri inquilini o contatori dello stesso asset.

Queste stime, integrate perfettamente nella piattaforma Deepki Ready e  basate sull’intelligenza artificiale, risolvono automaticamente le lacune dei dati e offrono una visione completa del consumo complessivo. L‘approccio di Deepki si estende alla stima dei consumi energetici (elettricità, gas, teleriscaldamento, teleraffreddamento, propano e olio da riscaldamento), utile per convertire le emissioni di CO2 eq con maggiore precisione.

Garantire un’ampia copertura dei dati e mantenerne la qualità è essenziale per raggiungere standard di rendicontazione di alta qualità e migliorare la trasparenza delle informazioni sulla sostenibilità.

Conclusione

Gli stakeholder si aspettano per i dati ESG “non finanziari” la stessa solidità e affidabilità dei dati finanziari. Con l’aumento della domanda di prodotti finanziari legati alla sostenibilità da parte degli investitori nel mercato europeo, aumenta anche il rischio di greenwashing. Ciò rappresenta una minaccia di confusione e  disinformazione per gli investitori. Di conseguenza, gli emittenti devono attenersi ai requisiti esistenti quando promuovono o offrono prodotti legati alla sostenibilità.

Adottando standard di rendicontazione solidi, sfruttando dati di alta qualità e promuovendo un impegno genuino verso gli obiettivi di sostenibilità, le aziende possono non solo mitigare i rischi di greenwashing, ma anche promuovere una maggiore fiducia e credibilità tra gli stakeholder.

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